I parlamenti sono di solito chiamati “assemblee legislative”, ma il loro contributo al funzionamento del sistema politico non si esaurisce nell’approvazione dei progetti di legge. I parlamenti esercitano anche un controllo dell’operato dell’esecutivo e stabiliscono i dettagli di alcune linee di indirizzo alle quali il governo è tenuto ad attenersi. I regolamenti parlamentari disciplinano appositamente queste attività e i siti web istituzionali di molte democrazie europee da anni ne tengono traccia. Il Parlamento italiano non fa eccezione ed Elif Lab e Federico Russo dell’università del Salento hanno proceduto alla raccolta, elaborazione e interpretazione dei dati a tal riguardo disponibili on line sui siti della Camera dei Deputati e del Senato.
Si tratta di informazioni utili per comprendere il funzionamento delle istituzioni democratiche. Numero e tasso di successo di questi atti descrivono i rapporti che intercorrono tra legislativo ed esecutivo e, in particolare, quanto il primo sia in grado di esercitare un controllo sul secondo.
Questo genere di attività non legislative servono inoltre ai gruppi parlamentari e ai singoli legislatori per comunicare a gruppi di elettori e a portatori di interessi i temi che considerano prioritari. In particolare l’attenzione viene spesso rivolta a temi rilevanti per il collegio elettorale, vuoi nella sua definizione geografica, vuoi in quella sociale.
Infine, nel contesto delle democrazie europee gli atti di indirizzo e controllo vengono studiati per ricavare orientamenti e preferenze dei singoli parlamentari nello spazio politico. Contrariamente infatti a quanto accade negli Stati Uniti, n Europa il comportamento di voto sui disegni di legge è poco adatto perché in genere quasi interamente determinato dalle scelte del gruppo parlamentare di appartenenza. Pertanto, per rilevare le preferenze originarie dei singoli parlamentari, conviene fare affidamento su attività più libere, meno pesantemente soggette al controllo partitico come appunto gli atti di indirizzo e controllo.
Nei due rami del Parlamento italiano si distinguono gli atti di controllo, come i vari tipi di Interrogazioni e Interpellanze, e quelli di indirizzo come Ordini del Giorno, Risoluzioni e Mozioni. Gli atti presentati durante la diciottesima legislatura, dal 23 marzo del 2018 fino al 1° novembre 2020 sono stati 23262 alla Camera e 11364 al Senato. Prevalgono in entrambe le Camere le domande rivolte da un parlamentare a un ministro in forma scritta per ottenere informazioni o spiegazioni, probabilmente perché per la loro natura non orale non impegnano l’agenda dei lavori. In generale, le varie forme di interrogazione sono di gran lunga gli atti più utilizzati.
In entrambi i rami sono molto diffusi come atti di indirizzo i cosiddetti Ordini del Giorno (OdG). Sono atti che possono essere presentati dai parlamentari durante la discussione di un disegno di legge per dare indicazioni al governo in relazione al testo in esame. Su di essi si tiene un voto, ma anche quando approvati hanno un valore esclusivamente politico, non modificando il testo in esame come invece farebbe un emendamento. Spesso si tratta proprio di emendamenti riconvertiti, opportunamente depotenziati e con una valenza prevalentemente simbolica. Mentre alla Camera gli Ordini del Giorno sono quasi esclusivamente presentati e svolti in Assemblea, al Senato sono più comuni quelli svolti in Commissione: questa diversità è riconducibile a differenze nei regolamenti dei due rami del Parlamento.

Il tasso di risposta, e quindi di successo, delle interrogazioni e interpellanze, varia molto fra un ramo e l’altro fra i vari tipi di domanda. Alla Camera si va dal 48.73% di risposte ottenute su interrogazioni a risposta orale, al 14.21% sulle interrogazioni a risposta scritta (42.26% è il tasso di “successo” delle interpellanze, 44.33% quello delle interrogazioni a risposta in commissione).
Più complessa la situazione al Senato, secondo i dati resi disponibili: i due Governi Conte hanno, nel periodo considerato, risposto a una singola interpellanza (1.37% del totale). Va appena meglio con le interrogazioni a risposta orale (27.90%) e a risposta scritta (14.17%).
Con opportune tecniche statistiche e di machine learning (Appendice 1) è stato ricavato sulla base delle informazioni disponibili on line l’insieme di tematiche su cui insistono le interrogazioni e interpellanze. La tabella 2 mostra i primi otto gruppi tematici per numerosità. Spicca la rilevanza dei temi ambientali, che nonostante fossero centrali nel programma elettorale del Movimento 5 Stelle non avevano poi ricevuto molta attenzione nel Contratto di governo alla base del governo Conte 1 e neanche nello svolgimento del Question time della Camera dei Deputati. Questa apparente discrasia mostra come il tema poco presente come occasione di distinzione partitica abbia comunque trovato spazio nelle preoccupazioni dei singoli parlamentari. Non sorprende invece la rilevanza di temi come le migrazioni, il lavoro e la situazione sanitaria, che hanno caratterizzato il dibattito politico nei primi due anni della diciottesima legislatura.

Come è stato ricordato, atti non legislativi possono essere usati per mappare le posizioni dei singoli parlamentari in uno spazio politico e per valutarne le rispettive distanze e legami.
Se quando si analizza il voto si tiene conto di tutti i legislatori che al variare dei progetti di legge votano allo stesso modo, in questo caso si analizzano i gruppi di legislatori che congiuntamente firmano un’interrogazione o interpellanza. Ogni atto ha un primo firmatario, cui possono aggiungersi altri parlamentari in qualità di co-firmatari. Sono stati analizzati gli atti presentati al Senato fino al 1 Novembre 2020. Di questi il 55.60% aveva più di un firmatario.
Nella fig.1 ogni nodo rappresenta un singolo senatore e ogni linea (arco) rappresenta la relazione che si crea fra un senatore cofirmatario ed un altro primo firmatario del medesimo atto. L’insieme di nodi e archi costituiscono un grafo; le dimensioni del nodo corrispondono alla sua centralità all’interno del network e lo spessore dell’arco la frequenza con la quale lo fa con il nodo, ossia il Senatore, all’altro capo dell’arco. I diversi colori identificano i cluster emersi, ossia gruppi di parlamentari che collaborano tra loro con maggiore intensità. (Appendice 2).
Questa rappresentazione permette di mostrare come i contorni delle collaborazioni tra parlamentari possano rivelarsi, in alcuni periodi o su alcuni temi, più articolati e complessi rispetto alla polarizzazione tipica del racconto mediatico, talvolta segnalando possibili linee di frattura all’interno dei gruppi parlamentari, altre volte esaltando il ruolo di compagini parlamentari comunicativamente meno in vista o, addirittura, anticipando intese, coalizioni e convergenze non ancora realizzatesi a livello di esecutivo e nel dibattito politico-elettorale.

Abbiamo suddiviso il periodo di osservazione in tre fasi: la prima corrisponde alla durata del Governo Conte I; la seconda è compresa fra l’inizio del Governo Conte II e il primo Marzo 2020, ovvero l’inizio della crisi pandemica, la terza copre l’era Covid-19 fino al 1° Novembre.
Il principale fattore di aggregazione è ovviamente l'appartenenza al medesimo gruppo parlamentare. Gran parte dei firmatari e cofirmatari condividono i banchi del medesimo gruppo. Nel grafo è inoltre ben descritta la separazione fra i gruppi di maggioranza e quelli di opposizione.
La tecnica utilizzata ci permette anche di individuare chi si situa come “ponte” tra gruppi differenti. Ad esempio nel grafo del periodo “Governo Conte I” emerge il ruolo di alcuni senatori del gruppo Autonomie che co-firmano tanto con il Partito Democratico quanto con il centro-destra (Forza Italia e Fratelli d’Italia) (Fig. 2). Si poteva notare, già allora, il ruolo di raccordo svolto da Liberi e Uguali tra le istanze M5S e quelle del Partito Democratico (Fig.3) (Nota: la labelassociata a ciascun parlamentare riporta tutti i gruppi di cui è stato membro nel corso della legislatura).


Il periodo del Governo Conte II, in particolare durante la pandemia, racconta un sistema di collaborazioni differenti, anche a causa del ruolo assunto da Italia Viva e al maggiore isolamento della Lega. (Fig.4 e 5)
La contrapposizione maggioranza-opposizione del Conte II si va intensificando in era COVID e diminuiscono le collaborazioni tra gruppi collocati sui due fronti. È possibile identificare nel grafo (vedi fig.1c) due aree ben distinte: maggioranza (con un gruppo M5S molto compatto, elementi del Misto, Partito Democratico e Italia Viva) e, sull’altro fronte, relativamente isolata e parzialmente divisa, l’opposizione.
Pur considerando un comportamento poco soggetto al controllo delle leadership, appare ribadita in parlamento la frammentazione partitica. All’acuirsi dell’emergenza sanitaria e sociale poi non sembra corrispondere una maggiore collaborazione fra i membri di gruppi parlamentari diversi, in particolare fra quelli di maggioranza e quelli di opposizione ma, al contrario, un aumento della polarizzazione.
L’estensione delle analisi svolte ai giorni che stiamo vivendo promette in futuro di rivelare se al periodo del governo Draghi, il governo di quasi tutti, corrisponderà davvero una maggiore collaborazione fra i parlamentari di gruppi fino a poco tempo fa collocati su fronti contrapposti, se crescerà l’isolamento di Italia Viva rispetto agli ex alleati del governo Conte II e se i membri del gruppo di Fratelli d’Italia, quasi l’unico di opposizione, ancora collaborano con quelli dei partiti di centro-destra che il governo Draghi sostengono. Approfondendo l’analisi si potrebbero inoltre individuare le tematiche che spingono maggiormente alle collaborazioni inter-gruppo e comprendere se si tratti di scelte di singoli parlamentari o convergenze programmatiche più estese.


Appendice (1)
Per un breve focus sulle tematiche affrontate, abbiamo utilizzato i dati di EUROVOC, il thesaurus multilingua realizzato e mantenuto a livello europeo.
Il punto dolente, in questo caso, è che, per ragioni che stiamo indagando, gli atti da marzo 2020 in poi non riportano più alcuna tassonomia nei dati ufficiali. Nei futuri aggiornamenti dell’analisi utilizzeremo quindi dei nostri algoritmi di classificazione tematica.
Rispetto a quanto accaduto fino a Marzo 2020, i tag EUROVOC sono sì utili ma troppo puntuali per lo scopo (al Senato, ad esempio, sono stati usati ben 1930 tag EUROVOC differenti per le interrogazioni e le interpellanze). Abbiamo perciò utilizzato alcune tecniche per accorparli.
Ogni documento può avere più EUROVOC: abbiamo quindi indagato la co-occorrenza dei tag in questo tipo di atti, partendo dall’ipotesi che non sia casuale, ma indotta da macro-temi di fondo.
Il nostro approccio è quindi stato il seguente: ogni documento definisce un vettore con 1 se contiene un dato tag e 0 se non lo contiene. Si definisce così la matrice: (Tag x Documenti).
Alla matrice (Tag x Documenti) viene applicata la tecnica Non-negative Matrix factorization che permette di far emergere co-cluster.
I tag si raggruppano in questo modo in temi e i temi caratterizzano i documenti.
Appendice (2)
I co-firmatari possono essere rappresentati in un grafo G.
X ha co-firmato n volte con Y, allora nel grafo G:
- X e Y appartengono all’insieme dei nodi,
- l’arco XY appartiene all’insieme degli archi e
- la mappa W:arco->peso è definita per l’arco XY come W(XY) = n
Partiamo dall’ipotesi che la struttura del grafo sia influenzata da alcuni fattori non evidenti.
I fattori si riflettono sulla densità locale degli archi: facendo emergere i cluster/comunità del grafo se ne può mostrare l’effetto macroscopico.
Per evidenziare i cluster abbiamo utilizzato la tecnica Markov Cluster (MCL). La tecnica è correlata alla probabilità, in questo caso, che ci sia un atto cofirmato da X e Y calcolata su G, se interpretiamo G come catena di Markov.
La tecnica MCL ha un parametro libero “inflation”. Il parametro scelto è quello che massimizza la metrica “modularità” che indica quanto sono compatti i cluster.
Nella rappresentazione, ciascun parlamentare firmatario o co-firmatario è rappresentato da un pallino, tanto più grande quanto più è centrale all’interno del grafo (la grandezza del nodo è calcolata attraverso l’algoritmo di pagerank).
Gli archi uniscono ciascun co-firmatario al primo firmatario dell’atto e il loro peso è tanto più rilevante quanto più numerose sono state le co-firme tra i due parlamentari.