Link all'articolo scientifico: Francesca Arcostanzo & Alice Pulvirenti (2015) “When News Goes Online. A Cross-Media Analysis of Editorial Logics and Consumers’ Feedbacks in the Printed, Online and Facebook Versions of the Italian Newspaper la Repubblica”
I giornalisti fanno i giornali, vero. Lo è sempre meno, viceversa, ritenere che i giornali siano fatti dai giornalisti. Spetta ancora a cronisti e redattori individuare, verificare e scrivere le notizie. Ma quando si tratta di scegliere cosa pubblicare, conta di più l’opinione dei lettori. Complici internet e i social media – grazie ai quali ormai è abbastanza semplice monitorare le preferenze degli utenti – l’informazione ha cambiato pelle, abbandonando progressivamente le hard news (ultim’ora, pezzi di cronaca o di politica con conseguenze che ricadono su tutti) per dare spazio a notizie più soft: gossip, curiosità o spaccati di costume.
È quanto emerge da un’analisi cross-mediale del quotidiano La Repubblica condotta nel 2015 da Francesca Arcostanzo e Alice Pulvirenti.
Tre scenari per il futuro dell’informazione
Winfried Schulz l’aveva capito 15 anni fa che la “mediatizzazione” delle società contemporanee – cioè la capacità dei mezzi di comunicazione di plasmare le relazioni sociali e la fruizione dell’informazione – stava aumentando a vista d’occhio. Nel 2004, guardando al futuro, dipinse tre scenari possibili in merito.
Il primo – ottimista – ipotizzava che, contro la standardizzazione dell’informazione promossa dalla televisione, internet e i social media avrebbero riportato al centro l’individuo, favorendo la de-massificazione e l’individualizzazione del consumo d’informazione.
Lo scenario scettico, al contrario, prevedeva che l’avvento dei nuovi media si sarebbe limitato a creare nuove modalità di mediatizzazione e standardizzazione dell’informazione, rendendo ancora più difficile una piena autonomia individuale.
In ultimo, lo scenario moderato immaginava la convergenza tra vecchi e nuovi media, dove le logiche che caratterizzavano i mezzi di comunicazione tradizionali – tra cui una tendenza a prediligere contenuti soft (intrattenimento e informazione mescolata a intrattenimento) – sarebbero state riprodotte online.
A oggi quale di queste prospettive sembra la più consolidata? Ecco le prime risposte.
Lo studio: logiche editoriali e reazioni degli utenti
Sette giorni. Una settimana, individuata a caso durante il 2015, per analizzare e comparare i contenuti pubblicati sull’edizione cartacea, sulla versione online e sulla pagina Facebook del quotidiano La Repubblica. Questo è stato il punto di partenza della ricerca. Al momento dell’analisi, quello fondato da Eugenio Scalfari era il secondo quotidiano cartaceo più diffuso in Italia e il primo per numero di lettori online.
Gli articoli e i post pubblicati dal giornale sono stati codificati manualmente in tre categorie di notizie: hard, medium e soft (Reinemann et alt. 2011). Nella classificazione si è tenuto conto del tema trattato, ma anche del contenuto, del focus e dello stile della notizia.
Una notizia è stata ritenuta hard quanto più politicamente rilevante, presentata in maniera tematica, con un focus sull’impatto dell’accaduto e riportata in maniera impersonale.
Di contro, sono state classificate come soft le notizie politicamente irrilevanti, proposte in modo episodico, con un focus sulle conseguenze individuali di quanto riportato – come accade nel gossip, per esempio – e raccontate con approccio personale, emotivo o ironico.
I pezzi con caratteristiche ibride rispetto alle definizioni di hard e soft news sono invece rientrati nella categoria intermedia (medium).
Per misurare il livello di coinvolgimento dei lettori rispetto ai diversi articoli pubblicati sulla pagina Facebook del quotidiano, si è utilizzato il tool gratuito Netvizz (Rieder 2013).
Mentre la classificazione degli articoli ha aiutato a cogliere la logica editoriale che sta dietro ai diversi formati del quotidiano, misurare l’engagement ha permesso di accertare con quale tipo di notizia il consumatore-lettore preferisce interagire e, in ultima analisi, da quale tipo di notizia è più probabile si senta coinvolto.
I risultati dicono che più ci si allontana dalla carta e più aumentano le soft news, che raggiungono il picco di presenza su Facebook. Come si può vedere in Figura 1, “solo” il 40 per cento degli articoli leggibili sulla prima pagina dell’edizione stampata sono soft, a fronte del 64 per cento dei contenuti pubblicati dal quotidiano su Fb. Quanto al giornale online, questo genere di notizie supera di poco la metà dei contenuti disponibili, assestandosi a quota 51 per cento. Osservando le hard news, la prospettiva si ribalta: sul social inventato da Zuckerberg sono confinate al 16 per cento. Meno di due ogni dieci.
I dati sull’engagement mostrano che la logica editoriale di Repubblica, con la scelta di prediligere la pubblicazione di notizie soft – in particolare sulla propria pagina Facebook – sembra rispondere ai desideri dei lettori, più propensi a interagire con contenuti di quel tipo.
Nel periodo esaminato, una notizia soft otteneva in media 1563 like e 655 condivisioni al giorno, contro i 1207 like e le 347 condivisioni di una notizia medium e i 671 pollici in sù e 235 condivisioni di una notizia hard.
La distribuzione dei commenti è un’altra storia, ancora tutta da esplorare. Sembra premiare le notizie medium, seguite dal quelle hard. Per le soft news, in questo caso, rimane l’ultimo gradino del podio.
I lettori: vittime e artefici di scelte leggere
Nel complesso lo scenario vincente, tra quelli ipotizzati da Schulz, pare quello scettico.
Chi aveva scommesso su situazioni più ottimiste ha sottovalutato le caratteristiche specifiche dei social media e delle relative modalità di consumo. Anche il ruolo ricoperto dalla sempre maggiore disponibilità di dati circa le preferenze di consumo degli utenti è stato sottostimato, e nei fatti rende sempre più commerciale il sistema di produzione e diffusione delle notizie (Landerer, 2013).
I contenuti mediali sono ogni giorno più popolarizzati e standardizzati. E i responsabili di questo processo sono gli utenti, i lettori: vittime e artefici delle scelte soft che apprezzano (e cliccano).