- Link all’articolo scientifico: Cantalini S., Guetto R., Panichella N. (2020). Parental age at childbirth and children’s educational outcomes: evidence from upper-secondary schools in Italy, Genus.
Diventare madre o padre. Negli ultimi decenni, in Italia e negli altri paesi europei, succede di solito sempre più tardi. Si diventa adulti più tardi: si finisce di studiare più tardi – soprattutto per le donne, che si laureano ormai più di frequente rispetto agli uomini – e si entra più tardi nel mercato del lavoro. Quindi, si diventa genitori più tardi. L’analisi delle conseguenze che questo rinvio può avere per i figli è al centro del dibattito scientifico, sia in ambito medico che sociologico e demografico. I risultati empirici e i punti di vista emersi finora, sono tra loro contradditori. Diventare genitori in età adolescenziale è considerato un fattore di futuro svantaggio per i figli, sia dal punto di vista medico (basso peso alla nascita, arresto della crescita durante l’infanzia, ecc.) che sociale (bassi livelli di istruzione, minori competenze scolastiche, ecc.). Posticipare le nascite dopo i 35-40 anni, invece, sembra avere conseguenze negative dal lato della salute, ma positive dal lato delle opportunità educative. Diventare genitori in età avanzata consentirebbe infatti di accumulare risorse sociali, culturali ed economiche che potranno poi essere utilizzate per la crescita e l’istruzione dei figli, e garantirebbe anche una maggiore maturità per prendersi cura di questi ultimi e adottare le pratiche di genitorialità più efficaci.
A quanti anni si diventa genitori e esiti scolastici dei figli: il caso italiano
Uno studio congiunto delle Università degli Studi di Milano e Firenze si è focalizzato su un campione di 213.538 adolescenti tra i 15 e i 18 anni – dati Istat della Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro (2005-2014) – per sondare le diverse ipotesi. È emerso che, se si diventa genitori troppo giovani, gli esiti scolastici dei figli sono penalizzati (fig. 1). Le conseguenze negative di avere un figlio prima dei 20-25 anni emergono chiaramente se si guarda alle probabilità dei figli di essere iscritti a una scuola superiore di 5 anni, quindi di evitare situazioni di forte svantaggio, come l’iscrizione a corsi biennali o triennali che non danno accesso all’università o addirittura la mancata frequenza negli anni dell’obbligo scolastico. Ne risente anche la possibilità, per i figli, di scegliere un liceo classico o scientifico: canali a cui, di norma, segue l’iscrizione all’università. I risultati raggiunti sembrano invece supportare le ricerche sociologiche e demografiche circa un possibile effetto positivo, sugli esiti scolastici dei figli, del rinvio di maternità e paternità dopo i 35 anni. Tali conseguenze positive risultano visibili, in particolare, per le possibilità di frequentare gli indirizzi più “prestigiosi” della scuola superiore.
Una parte rilevante dello svantaggio dei figli delle madri più giovani e del vantaggio dei figli delle madri adulte dipende dalle diverse posizioni sociali occupate dalle donne a seconda dell’età alla maternità (cfr. Modello 1 e Modello 2). Buona parte delle scarse opportunità di iscriversi al liceo classico o scientifico per i figli delle madri sotto i 25 anni, ad esempio, deriva dal basso titolo di studio e dalla bassa posizione occupazionale di queste ultime. Avere un figlio in giovane età, infatti, non solo ha effetti negativi sulle carriere educative e occupazionali dei genitori stessi – in particolare delle madri – ma incentiva un processo di accumulazione degli svantaggi di lungo periodo, che coinvolge anche gli esiti scolastici dei propri figli.
L’effetto dell’origine sociale dei genitori
Il crescente rinvio della genitorialità, oltre a influenzare gli esiti scolastici dei figli, può influire anche sulle disuguaglianze di opportunità educative se si considera l’origine sociale dei genitori? La letteratura socio-demografica ha mostrato che le persone più istruite hanno maggiori probabilità di posticipare la maternità e la paternità, un comportamento che abbiamo visto essere vantaggioso per le opportunità educative dei figli. Quelle meno istruite, al contrario, tendono a diventare genitori molto presto: un comportamento che al contrario penalizza gli esiti scolastici dei figli. È anche possibile, tuttavia, che gli effetti di questi comportamenti cambino a seconda della posizione sociale dei genitori, premiando maggiormente i figli dei più istruiti e penalizzando di più quelli dei meno istruiti.
I risultati mostrano che le età alla maternità e alla paternità influenzano gli esiti scolastici soprattutto tra i figli di persone con al massimo la licenza media, soprattutto per quanto riguarda la probabilità di essere iscritti alla scuola superiore (fig. 2). Significa che, posticipando la genitorialità, le persone poco istruite consentono ai propri figli di ridurre lo svantaggio di opportunità educative rispetto ai figli dei laureati, che sono invece sistematicamente “protetti” dall’elevato status sociale dei genitori, indipendentemente dall’età alla maternità e paternità di questi ultimi. Significa anche, tuttavia, che in questi casi la decisione di diventare genitori presto contribuisce a un processo di accumulazione intergenerazionale degli svantaggi: non solo coloro che hanno bassi livelli di istruzione (e basse posizioni occupazionali) hanno maggiori probabilità di avere figli in età giovane, ma i loro figli sono proprio quelli che sperimentano gli effetti più negativi di questo comportamento in termini di opportunità educative.
La differenza d’età tra i genitori e gli esiti scolastici dei figli
Le età alla maternità e alla paternità sono importanti, quindi per gli esiti scolastici dei figli, così come per le disuguaglianze di opportunità educative. Altrettanto importante è la differenza di età tra i genitori, che viene generalmente considerata un indicatore della natura egualitaria della relazione tra uomini e donne: una differenza consistente potrebbe rappresentare un elemento che ostacola l’intimità coniugale e una buona qualità della relazione e, di conseguenza, avere effetti negativi sugli esiti di vita dei figli.
Piuttosto che la differenza in sé, tuttavia, le analisi svolte suggeriscono che le opportunità educative dei figli sono peggiori nelle coppie dove è la madre a essere più anziana del padre, sia per quanto riguarda l’iscrizione alla scuola superiore che per quanto riguarda la frequenza del liceo classico o scientifico (fig. 3). Questo può dipendere dalle caratteristiche particolari di queste famiglie: si tratta infatti di coppie che si discostano dalle norme sociali predominanti – soprattutto in un contesto come quello italiano – secondo cui è “normale” che il padre sia un po’ più anziano della madre. Al contrario, gli esiti scolastici dei figli sono migliori nelle famiglie dove i genitori hanno più o meno la stessa età oppure dove il padre è leggermente più anziano della madre. Questo suggerisce che le famiglie massimizzano il successo scolastico dei propri figli quando le loro scelte coniugali e il loro comportamento riproduttivo si avvicinano alle norme sociali prevalenti.